LA SERIE “PERCHÉ VANCOOLERS” INIZIA QUI
Anno 2020
Il mondo cambia. La nostra vita cambia. Non so voi, ma io ho passato più ore in orizzontale sul divano che in verticale. Do il merito al mio pc col touchscreen e allo schermo sdraiabile a 180 gradi (hai presente i LENOVO?) ma so che è solo colpa della mia pigrizia e dell’effetto gravitazionale che essa esercita sul mio corpo.
Comunque, lavoro a parte, il divano diventa la mia nuova scrivania. La TV il nuovo rumore ambientale delle mie giornate e Instagram la mia finestra sul mondo. Quella che una volta era appannaggio della macchinetta del caffè in ufficio, per capirci.
Sfoglia-sfoglia a un certo punto, non so neanche bene come, non mi parte sto video con questa donzella distesa su un letto e tutta sorridente? Ma solo io so che sorrideva. Perché in effetti mostrava la sua bionda chioma, danzante come il ciuffo di una pannocchia al vento, dandomi le spalle.
Insomma guardavamo nella stessa direzione, io e la pannocchia, e vedevamo assieme quella che sembrava una finestra in legno. Hai presente quelle a doppio battente? Ecco. La apre. E cosa si vede? Un panorama mozzafiato di un mare chenonsodovèmachissenefrega perché alla fine passo il resto del video a guardarle il culo*.
Ancora non lo sapevo, ma avevo scoperto la VANLIFE!
L’INIZIO
Moka è la mia compagna. Avete presente lo Yin e lo Yang? Ecco, lei è la parte bianca, quella buona. Io sono la parte nera. “Quella cattiva”, mi dirai! Sé… magari. Direi piuttosto quella “cogliona”. Ma la vita va così, ognuno fa quello che può, con quello che ha. E poi gli altri non si aspettano troppo da noi, meglio non deluderli no?
Comunque, io e Moka al tempo stavamo facendo un restauro conservativo della bici anni ’30 di mio nonno e di una “Graziella like” anni ’50 che Moka ha ereditato da suo padre. Ci eravamo impegnati davvero e avevamo dato vita alla “NONNO AJO” e alla “MONINCHIA”, i nostri mezzi locomotori “da paese” per l’estate del 2021 che stava iniziando.
Una sera Moka mi wuozzappa questa foto scrivendo: “Questo sarà il nostro prossimo progetto”.
Pensai “Eh, grazie al cazzo Moka, ho capito il romanticismo ma hai una minima idea di cosa comporti un’avventura del genere?”.
Ma ormai la provocazione era partita. Così, stando al gioco e preso dalla mia recente scoperta, girai a Moka questa foto rispondendo: “No, sarà questo il nostro prossimo progetto, così possiamo andarci a vivere dentro”.
Moka mi chiamò. Era agitata, emozionata. Il romanticismo era defunto, ucciso dalla dopamina e da eccessi di serotonina. Nel dubbio non mancò il mio entusiasmo, dato dal ricordo di quel panorama della van-figa-life, ad aggiungere adrenalina a questo cocktail, che cocaina e vincite al totocalcio spostatevi proprio.
Non ricordo chi dei due ha avuto l’orgasmo, quel che ricordo è che ho pensato “Siamo fottuti, ormai sta cosa la si fa”.
Quella sera mi ripulii la pancia con la carta igienica e andai a dormire felice.
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